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lunedì 16 luglio 2012


A     Dalla A alla Z

2000, estate. Un giorno, il giorno nel quale compiva cinquant’anni, si concesse un lusso che ultimamente si concedeva di rado.
Si fermò a parlare con sé stesso.
Da soli.
E insieme fecero una specie di bilancio.
Sapevano che la parte più lunga della loro vita era ormai già passata e avevano, anche, raggiunto la consapevolezza che Nostra Sorella avrebbe potuto bussare in uno qualsiasi dei momenti del loro futuro.
Ma un senso di soddisfazione si stava facendo prepotentemente strada: in qualsiasi momento avrebbero potuto affrontarla apertamente, con l’intima consapevolezza di avere comunque già vissuto, ma che quello che ancora doveva venire, tanto o poco che fosse, sarebbe stato comunque la parte migliore.
Infatti la speranza, o forse l’illusione più grande, che ci sorregge, è credere che il meglio debba ancora venire, anche se poi, come nel Sabato del villaggio di Leopardi, è proprio il giorno d’attesa della festa – il presente – a essere migliore della festa stessa, cioè del futuro.
Un’altra speranza, da sempre coltivata, stava però diventando quasi una muta supplica: che quando Nostra Sorella si fosse presentata a girare la clessidra, ciò avvenisse…
...tutt’a un tratto.

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