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lunedì 16 luglio 2012


C     Christine

1977, autunno. Aveva un mezzo pomeriggio libero e si mise a girellare per i paesini nei dintorni. In uno subito sotto Bolzano trovò un bell’albergo con un grande bar all’ingresso, e si fermò per dare un’occhiata.
Dietro al banco vide una bella ragazza, le ordinò un caffè e una grappa, e si mise a un tavolino col suo libro. Ma non riusciva a leggere perché, di sottecchi, non poteva staccare gli occhi da quella “tipa” che lo aveva attratto, quasi magneticamente, fin dal primo sguardo.
Era una ragazza giovanissima e molto particolare, magra e appena più alta di lui, con una carnagione bianchissima, i capelli lunghi e voluminosi color paglia e degli occhi talmente chiari che non erano né verdi né azzurri, ma solo appena grigi come l’argento. Sentendola chiamare per nome dagli altri avventori abituali, scoprì che si chiamava Christine.
Decise immediatamente di fermarsi per la notte, senza immaginare che in seguito ci si sarebbe fermato spesso e a lungo. In quell’albergo, che era di Christine e delle sue due sorelle maggiori, ci tornò infatti, tutte le volte che gli fu possibile, anche a costo di fare duecento chilometri in più.
E Christine... divenne sempre più importante per Giovanni.
E Giovanni... divenne sempre più importante per Christine.
Anche adesso si trovava lì, dopo aver lasciato i suoi operai vicino a Brescia ed essersi fatto due ore di macchina. Ma, come sempre, ne valeva la pena.
La serata di fine estate era bellissima e non troppo fredda nonostante il sereno, forse perché non tirava un filo di vento. Giovanni cenò da solo al ristorante dell’albergo, leggendo un po’ di Tropico del cancro di Henry Miller. Poi raggiunse Christine, al bar del parco.
Il barbecue era ancora acceso e qualche tirolese mangiava le ultime grigliate, con grossi boccali di birra. La maggior parte delle persone stava però ballando sulla pista o facendo il bagno in piscina. Rimase per un attimo a guardare la pozza di luce nell’angolo più lontano del Parco. Sembrava un bagno turco all’aperto perché, nell’aria fresca e immobile, la sovrastava uno strato di vapore che saliva dall’acqua riscaldata.
Christine era dietro il bancone impegnatissima a preparare long drink, così si sedette su uno sgabello di fronte a lei e aspettò, ma solo un attimo.
«Ciao amore, me la dai una mano?»
Chris lo aveva visto arrivare.
«Certo, vengo dentro e mi faccio anche un caffè e una grappa, » rispose Giovanni girando dietro il bancone ed entrando nel piccolo bar all’aperto,
«e tu cosa bevi?» le chiese quando fu dentro.
«Dammi un goccio di cognac grazie, e... mi prepari quattro cuba libre, vuoi?»
«Sono qui per questo, anche, » sogghignò Giovanni «ma non solo… »
«Dopo dài! Adesso dammi una mano Giò... » tagliò corto Christine.
«Ok!» e Giovanni si mise a mescolare rum e coca. E poi gin e tonic, e ancora tequila e lime.
Questi atesini bevevano come dannati, e ormai stava per scoccare la mezzanotte.
Ma il barbecue era ormai spento da un pezzo e i camerieri stavano rimettendo a posto i tavoli. Solo due coppiette rimanevano, a ballare sulla compilation che il deejay aveva messo su prima di andarsene. Intorno alla piscina, intanto, gli ultimi bagnanti si asciugavano infreddoliti.
Mentre metteva via le bottiglie di liquore, lasciando le pulizie al personale del mattino, e facendo cenno a uno dei camerieri di raggiungerla,
«Facciamo un bagno, amore?» chiese a Giò, e...
«Per favore, mi porti due accappatoi» ...rivolta al cameriere appena arrivato.
La domanda di Chris era stata evidentemente un’affermazione. Andarono a mettersi il costume da bagno e si tuffarono nella pozza di luce.
L’acqua era caldissima a quell’ora della notte e si sentirono sciogliere e rilassare in tutte le fibre. Nuotarono per un po’, sfiorandosi solo casualmente ma sempre più spesso, in perfetto silenzio. S’incrociarono sott’acqua e quando riemersero uno di fronte all’altra, Giovanni lesse una scintilla di sfida maliziosa negli occhi di Christine. Ma non aveva nessuna intenzione di accelerare i tempi.
«Vado a prendere qualcosa da bere, Chris» disse e nuotò verso il bordo della vasca, uscì dall’acqua e si diresse verso il bar, senza girarsi. Prese dal frigorifero una bottiglia di Gewürztraminer e due bicchieri, poi andò al quadro elettrico e spense le lampade subacquee della piscina. La pozza di luce sparì e la ragazza lanciò istintivamente un richiamo,
«GIÒ... » ...a cui non rispose.
Tornò lentamente e in silenzio alla vasca e, nella penombra del parco, lasciò bottiglia e bicchieri sul bordo e si tuffò in direzione di Christine.
L’acqua calda fu provvidenziale perché era stato troppo tempo fuori e aveva freddo. Nuotando sott’acqua andò a sbattere materialmente il naso in qualcosa di ancora più caldo, e nudo. Allora anche Giovanni, trattenendo il fiato, si sfilò il costume. Si abbracciarono mentre lui riemergeva e la trascinò baciandola verso l’acqua bassa.
Dopo... si fecero cullare dal buio, dal calore e dalla piacevole sensazione d’appagamento, mentre in silenzio riprendevano fiato lasciandosi galleggiare ancora abbracciati. Giovanni provava una sensazione strana e piacevole. Sembrava un ricordo ma non poteva esserlo. Era solo un “ricorso”, che inconsciamente gli dava una strana sensazione di dejà vù.
Gli sembrava di essere in un grande ventre materno ma non provava né irrequietezza, né inquietudine. Adesso c’era spazio sufficiente e non si sentiva più solo. E poi da qui si vedevano brillare... le stelle.
Se ne stava disteso nell’acqua, con la nuca e i gomiti appoggiati al bordo della piscina, nel punto dove aveva lasciato la bottiglia di vino. Christine era sdraiata sonnacchiosa sopra di lui, con la testa poggiata sul suo petto e il bicchiere in mano, appena sopra il pelo dell’acqua.
Un momento quasi perfetto, uno still life che si vorrebbe durasse per sempre. E invece... sottilmente qualcosa stava cambiando. Piano piano nella testa e nel cuore di Giovanni si faceva strada una strisciante inquietudine. Non stava vivendo un’avventura: amava Christine da morire. Ma non poteva far finta di dimenticare che, sotto quello stesso cielo stellato, c’erano un’altra donna e una bambina, che amava nello stesso modo.
Da un anno, ormai, si sdoppiava. All’inizio quella strana situazione era stata anche intrigante. Poi, però, aveva piano piano perso il fascino del proibito e si stava sempre più facendo strada, una dolorosa irrequietezza.
Si rese conto, sentendosi un verme, che egoisticamente la sua donna poteva essere Christine come Diana. Con una massiccia dose di cinismo maschilista, che sapeva comunque di non possedere, avrebbe potuto scegliere sia l’una sia l’altra. Ma non con Stella. Lei non aveva alternative, era unica nell’universo. Più importante della sua stessa vita. Questo pensiero lo rassicurò. Ma un attimo dopo, in quel momento quasi perfetto, ebbe improvvisamente una seconda certezza: agghiacciante. Sentì che quella era l’ultima volta. Non sapeva il perché, ma ne fu assolutamente sicuro.
Infatti, quanto riuscì a tornare dopo quasi un mese, non trovò la sua “fidanzata” ad aspettarlo.
Stranamente trovò Marta, la sorella maggiore, al bar anziché alla reception dove stava di solito.
«Ciao Marta, come stai?»
«Bene.»
Ohi... avvertì qualcosa di stonato nella laconicità di Marta. Delle tre sorelle era la più ciarliera e lo accoglieva sempre a braccia aperte.
«Che succede Marta? Dov’è Chris?» ...ed ebbe paura della risposta.
«È andata a casa dai nostri.»
I genitori abitavano in un altro paese, non distante.
«Porca miseria, te l’avevo detto di avvertirla che arrivavo. Quando torna?»
«Non torna Giovanni... non finché ci sei tu.»
Marta fu lapidaria. Se lo aspettava. Lo aveva saputo fin dal primo momento, ma fu comunque un cazzotto nello stomaco.
«Ma, io... » cercò di replicare, e Marta ci mise la pietra tombale.
«Non abbiamo camere libere per te. Vattene Giovanni, e non tornare a cercarla, per favore.»
Non lo disse in tono ostile né arrabbiato, ma Giovanni capì che era meglio darle retta; però insisté:
«Marta, devo parlarci.»
«No Giovanni, per il bene che ti abbiamo voluto è meglio così, credimi.»
Si vedeva benissimo che anche lei era addolorata. Uscì da dietro il banco del bar e, robusta e grassoccia com’era, gli si piazzò di fronte. Lo guardò per qualche secondo dritto in faccia, scotendo leggermente la testa. Le si inumidivano gli occhi perché stava cominciando a commuoversi.
Allora lo abbracciò forte, stringendolo quasi da fargli male. Lo accompagnò alla porta e lo cacciò fuori con un:
«Addio stronzo... » detto senza rancore. Poi chiuse a chiave perché era già passata la mezzanotte.
D’inverno faceva un freddo cane, e non c’era nessuno in giro. Giovanni rimase a guardare le luci del bar che si spegnevano, mentre anche dentro di lui si spengeva qualcosa. Tirò su col naso nell’aria pungente, accese una sigaretta e si avviò verso il parcheggio a riprendere la macchina. Aveva voglia di guidare. Guidare riusciva a rilassarlo, e aveva una notte davanti. Riprese la statale e si avviò verso il paese, in Austria, dove aveva lasciato gli altri. Non lo aspettavano prima di lunedì mattina. Aveva tutto il week end per starsene da solo a riflettere.
Guidò lentamente su per i tornanti che portano al Brennero. Avrebbe potuto farla a occhi chiusi quella strada. La conosceva metro per metro per averla percorsa tante volte a passo d’uomo, al seguito dei trasporti eccezionali. La domanda che gli ronzava nella testa era:
‘Come hanno fatto a scoprirlo?’
Non che la cosa avesse un’importanza particolare – voglio dire il “come” – ma lo incuriosiva. All’albergo avevano ovviamente avuto il suo documento ma, forse con un presentimento, fin da quella prima volta l’anno precedente, aveva dato la patente di guida, sulla quale la parola “coniugato” non c’è scritta. E per una sorta di gioco con i suoi autisti, che le “avventure” se le cercavano veramente, come i proverbiali marinai, non portava mai la “fede” quando era in viaggio. Eppure Marta lo aveva scoperto. Era sicuro che fosse stata lei, forse tramite i carabinieri o il parroco.
‘Chissà?’ pensò.
C’erano sicuramente rapporti tra le persone che a lui sfuggivano, in quei piccoli paesi. E ormai la frittata era fatta. Senza nemmeno dargli il tempo di prendere una decisione.
‘Ma forse è un bene.’ concluse tra sé.
In fondo, in questo modo poteva vigliaccamente limitarsi ad avere un doloroso rimpianto. Mentre una sua decisione, qualunque fosse stata, gli avrebbe inevitabilmente portato dei più scomodi rimorsi. Ma una voce si ribellò dentro di lui.
‘No! Da vigliacco no!’ ...e allora prese la decisione.
Avrebbe lasciato passare un po’ di tempo, ma l’avrebbe rivista. Almeno questo Christine lo meritava, anche se sapeva che sarebbe stato doloroso per tutti e due.
Quella notte iniziò una specie di autolesionistica cura di disintossicazione. Perché disintossicarsi dall’amore è la cosa più dolorosa e difficile del mondo. L’avrebbe rivista solamente quando si fosse sentito in grado di non lasciarsi sopraffare dall’emozione, altrimenti avrebbe fatto ancora più danni.
Da Bolzano continuava a passarci spesso... ma verso quel paesino deviò solo alla fine dell’inverno. Fece in modo di arrivarci la sera tardi, verso l’ora di chiusura. Aspettò in macchina che anche l’ultimo cliente se ne andasse. Quando Christine fu rimasta sola nel bar, accese la milionesima sigaretta, ed entrò.
«Ciao, Chris.» si limitò a dire, per vedere la sua reazione.
«Giovanni?» nonostante il pallore naturale della sua pelle, Christine sbiancò.
«Ciao Giò, non credevo di rivederti, come stai?»
Dopo un attimo di stupore, aveva immediatamente ripreso il controllo, diventando algida come una statua di ghiaccio.
«Bene, bene e tu?» e poi subito, senza aspettare risposta...
«No aspetta, lasciamo stare i convenevoli, vuoi?»
Attese qualche secondo per vedere se almeno nel suo sguardo c’era una reazione, ma niente.
«Non ti allarmare, sono qui solo per salutarti. Non sono un vigliacco, anche se giustamente lo avrai pensato, e sentivo il bisogno di farlo di persona.», breve pausa, poi:
«Dammi qualcosa da bere, ti prego.», aggiunse cercando di allentare la tensione che sottilmente stava cominciando a salirgli dentro, nonostante si fosse creduto pronto ad affrontare quel momento.
«Giovanni, sei un grandissimo figlio di puttana... » sibilò tra i denti Christine, mentre riempiva due bicchieri,
«...come hai potuto sparire in quel modo? Stronzo!»
«Un momento Chris, calmati. Non sono stato io a volerlo fare.»
Si sedettero a un tavolino appartato, anche se ormai fuori non passava più nessuno e bevvero in silenzio. Christine aspettava una spiegazione e Giovanni dovette raccontarle di quando aveva parlato con Marta. Cercò di essere il più delicato possibile per non creare casini fra le due sorelle. E quando ebbe finito Christine finalmente capì.
«Allora hanno fatto tutto i miei perché eri sposato!» concluse amareggiata,
«Lo sapevamo da tempo, sai? Ma a me non importava.» ...sussurrò.
Giovanni cominciava a sentir vacillare tutti i suoi buoni propositi, questo non se l’era aspettato, e adesso correva il rischio di rimettere tutto in gioco.
«Ma in fondo avevano ragione loro... » e Christine lasciò la frase in sospeso.
«Scusami Chris, ma credevo fosse stata una decisione tua... »
«Anch’io Giò, e non te la perdonavo. Ma ce lo siamo meritati. Tutti e due. Se avessimo avuto il coraggio di parlare e di prendere una decisione...»
«...forse avremmo fatto anche peggio.» Concluse Giovanni per lei. Si guardarono negli occhi, e a malincuore capirono che era vero. Avevano ripreso il controllo della situazione. Ma se rimanevano lì non lo avrebbero mantenuto a lungo.
Troppo forte era ancora l’attrazione reciproca.
La prospettiva era allettante ma assolutamente da evitare.
Allora Giovanni si alzò, la prese per mano, la tirò su, l’abbracciò stretta e le sussurrò in un orecchio:
«Addio, è stato bello. Amerò sempre il tuo ricordo.»
«Anch’io Giò... ma io... » e prima che Christine potesse aggiungere ‘...ti amo.’ Giovanni la baciò su una guancia e si avviò alla porta.
Uscì nella notte senza girarsi indietro. Altrimenti non lo avrebbe potuto fare. Accese un’altra sigaretta e rimontò in macchina. Lo aspettava una lunga notte di autostrada, in cui lasciarsi cullare dai banchi di nebbia.
Nella quale sperò di riuscire a perdersi... ma a perdersi non ci riuscì.
Ormai la nebbia gli era amica.

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